L'armata scomparsa di Arrigo Petacco

04.02.2015 18:10

 

Vorwärts, Widerstehen, Cikai, Davai

Perché ho scelto queste quattro parole per questa recensione?
Perché la tragica avventura degli italiani in Russia si può riassumere con questi quattro vocaboli, due tedeschi e due russi che indicano rispettivamente: avanti, resistere, scappare e camminare.
L’ultima è la più dolorosa ed umiliante di tutte perché ben presto entrò a far parte nel glossario di tutti i nostri soldati dopo la resa di Stalingrado e lo sfondamento del fronte sul fiume Don.

Arrigo Petacco ha deciso di scrivere questo breve saggio per farci scoprire alcuni risvolti ancora bui.
Ha diviso la sua opera in tre capitoli ed ognuno di questi è suddiviso da piccoli paragrafi, ciascuno di questi con un titolo diverso.

Torniamo indietro con gli anni, nel 1941 la guerra diventò effettivamente mondiale e nel luglio di questo stesso anno partirono diversi battaglioni italiani per il fronte russo.
I nostri soldati non sapevano bene a cosa andavano incontro e la maggior parte di essi non era preparata e vestita per quel freddo polare.
Gli italiani non avevano calzature adatte per la neve ed i loro piedi congelavano ed andavano in cancrena, le armi che venivano fornite con il freddo molto spesso si inceppavano, i cappotti di cui erano dotati non erano abbastanza pesanti ed anche l’espletamento dei propri bisogni diventava un affare problematico in un ambiente dove la temperatura raggiungeva anche i -40°C.
L’unico battaglione che riuscì ad avere dei risultati un po’ meno disastrosi fu quello degli Alpini, questo corpo militare riuscì a tenere alto l’orgoglio italiano ed a farsi rispettare.

L’autore di questo saggio ci mette davanti a dei grandi interrogativi storici:
- Dove sparirono la maggior parte dei soldati partiti per il fronte?
- Perché molti di questi vennero rimpatriati solamente nel 1954?
- Perché in Italia non veniva detto cosa realmente accadeva al fronte?
- Perché il KGB possiede ancora moltissime delle lettere che i soldati inviavano dal fronte ai propri cari?
Ancora oggi molte persone non sanno che fine hanno fatto alcuni parenti partiti per la Russia, probabilmente molti di questi morirono di freddo o caddero sul fronte, ma anche se molte volte l’Italia chiese alla Russia che cosa era successo la risposta dei russi fu questa:“Il governo italiano di tanto in tanto ci invia delle note in cui si chiede di sapere dove si siano cacciati i soldati italiani che hanno combattuto contro di noi, che hanno invaso il nostro paese e che non sono tornati in Italia. Forse non si sa cos’è la guerra? La guerra è come il fuoco. È facile saltarci dentro, ma è difficile saltarne fuori, ti bruci. E così sono bruciati in questa guerra i soldati italiani.”
Una risposta fredda che vuol dire tutto e niente e che non ha riportato i caduti nelle braccia dei propri cari.

Che altro dire su questo libro? Mi sento di consigliarlo agli appassionati dopo uno studio attento ed accurato di questi anni di guerra, utile per capire e scoprire cose che molto spesso nei libri di storia non vengono mai citate.

Vi auguro una buona lettura!

 

Nadiezda