La risiera di San Sabba di Feruccio Folkel

04.02.2015 09:53

 

L’unico lager in Italia

Molto spesso le scuole elementari e medie del Veneto e del Friuli Venezia Giulia portano i ragazzini in gita alla Risiera di San Sabba.
Di sicuro non si tratta di un posto felice dove trascorrere una giornata, ma sulle giovani menti ha un impatto molto forte ed indelebile.
Ricordo perfettamente il giorno in cui ci andai io. Mi colpì moltissimo il forte odore di MORTE, l’imponenza dell’edificio, il lastrone che ricopre quello che una volta era il forno crematorio, le minuscole cellette ed il monumento che simboleggia il fumo che usciva da quel maledetto camino.
La Risiera di San Sabba era uno stabilimento utilizzato per la pilatura del riso ed eretto nel 1913.
Successivamente i nazisti la requisirono e la utilizzarono nel modo più macabro.
Inizialmente come campo di prigionia per i militari italiani catturati l’8 settembre 1943 e successivamente come campo di sterminio, l’unico in tutto il territorio italiano.
Il forno venne trasformato. In un primo momento aveva una funzione nobile, quella di essiccare il riso per farne pasti per il popolo e successivamente per far scomparire i resti dei malcapitati, i quali in un secondo momento venivano trasportati in sacchi di carta e gettati in mare.
Con precisione non si sa bene quante persone siano state cremate in questo forno, ma sicuramente un numero compreso tra le 3.000 e le 5.000 persone e probabilmente anche superiore.
Con questo libro l’autore, che era uno scrittore e storico ebreo nato a Trieste, voleva mettere a nudo una parte della storia italiana, ma anche mondiale che spesso viene nascosta ed infangata.
Questo libro è una raccolta di testimonianze che narra una serie di racconti dei sopravvissuti a questo olocausto.
All’interno di questo libro possiamo trovare anche una serie di foto in bianco e nero che ci mostrano come era in quel tempo la Risiera.
Questo testo è diviso in due grandi parti: la prima intitolata “La Fabbrica della morte” e la seconda “Aguzzini e mercanti”, inoltre l’autore ha inserito una nota del 2000, un epilogo e successivamente la postfazione di Frediano Sessi.

Sicuramente per comprendere bene questo testo bisogna cimentarsi in un accurato studio di un libro di storia che parli di questo periodo.
È un saggio storico che mi sento di consigliare a tutti per comprendere un po’ di più quello che accadeva nella Seconda Guerra Mondiale.

Buona lettura!

 

Nadiezda